La Russa: “La frase di Meloni sui referendum usata da sinistra per propaganda”. Schlein: “Ha paura”

Ignazio La Russa difende Giorgia Meloni. La frase della premier sul voto ai prossimi referendum dell’8-9 giugno su lavoro promossi dalla Cgil e cittadinanza (“Vado a votare, ma non ritiro le schede”), per il presidente del Senato, “è diventata una frase comiziale che è stata addirittura interpretata come motivo di propaganda dalla sinistra, forse solo dalla più estrema sinistra", dice a LaPresse.
La mossa di Meloni è in linea con il resto del suo governo. Di fatto, senza ritirare la scheda risulterà non votante e non contribuirà al raggiungimento del quorum. Inevitabilmente le sue parole hanno provocato reazioni, sia nel centrodestra sia tra i partiti di opposizioni pronti a replicare: “Prende in giro gli italiani”. La sua maggioranza condivide la strategia referendaria della presidente del Consiglio. A partire proprio da La Russa. Che, in un primo momento, aveva ammesso la possibilità di votare per poi cambiare idea (“Continuo a dire che ci penso – aveva poi precisato durante una convention di partito – però di una cosa sono sicuro: farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa. Magari io poi ci andrò).
Ora per il presidente del Senato, a fare propaganda per le parole della premier sul voto al referendum è la sinistra estrema. Le opposizioni non ci stanno e continuano a criticare le parole di Meloni. “Una che dice che non va a votare, ma non ritira la scheda, mi pare che quella che non si capisce quando parla sia lei. Non ritirare la scheda significa non votare quindi abbassare il quorum – commenta la segretaria del Pd, Elly Schlein, a Un Giorno da Pecora, su Radio 1 – Meloni ha paura della partecipazione e ha capito che tanti italiani, anche quelli che hanno votato per lei, andranno a votare”. Se si dovesse ottenere il quorum “è un segnale che il governo deve considerare, noi lavoriamo per batterli politicamente – continua la segretaria dem – Mi auguro che si vada a elezioni anticipate. Meloni deve riflettere sul fatto che il suo rapporto con il Paese si è definitivamente rotto”. Sul referendum nel Pd "abbiamo fatto una discussione, come i partiti democratici. Abbiamo votato in direzione nazionale e non ci sono stati voti contrari: la linea ufficiale del Pd è 5 sì. Noi non chiediamo abiure personali a nessuno ma è anche un'occasione di autocritica rispetto a errori del passato, come non aver cambiato la legge sulla cittadinanza quando si poteva provare a farlo quando si era al governo", continua Schlein. Che ha poi onorato il fioretto fatto ai tempi delle primarie Pd, lasciandosi tingere una ciocca di capelli di rosso in diretta, così come aveva promesso di fare in caso di vittoria. “No, non mi sono stufata di fare la segretaria, è un lavoro molto bello ma anche molto energivoro”, conclude Schlein dedicando alla premier la canzone di Samuele Bersani “Lo scrutatore non votante”.
Tornando ai quesiti al voto domenica e lunedì prossimo, le parole di Meloni di ieri sono “un atto irresponsabile – commenta Maurizio Landini, segretario generale della Cgil – Uno che dice che va al seggio per non votare, è come uno che dice che va Palazzo Chigi per non governare. Chi vuole prendere in giro? Vuol dire che non hanno il coraggio di dire di si' o di no, e uno che oggi ha quell'atteggiamento, cioè di fatto dice alla gente di non votare, di non andare a votare, vuol dire che non vuole cambiare assolutamente nulla”. Prende le distanze dalla premier anche Carlo Calenda, leader di Azione: “L'invito ad astenersi a un referendum è pienamente legittimo, ma quel che ha detto Meloni è incomprensibile. Credo che sia un dovere di chi è eletto andare a votare. Io voterò quatto no sui quesiti sul lavoro e un sì sulla cittadinanza”, precisa il leader di Azione, a Omnibus su La7.
Va all’attacco Avs. Il deputato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, trova “irritante che alte cariche dello Stato facciano una campagna per l'astensione e poi, quando ci sono elezioni politiche, si mettano a fare analisi su perché la gente non va a votare. Tra l'altro, questa affermazione è stata fatta proprio ieri, nel giorno in cui si festeggia la nascita della Repubblica, a seguito del referendum del 2 giugno 1946. Che un partito politico faccia la sua battaglia è del tutto legittimo, ma chi ricopre la seconda carica dello Stato, o chi guida il governo, dovrebbe mantenere un atteggiamento istituzionale”, osserva durante la trasmissione Coffee Break facendo notare anche che domenica e lunedì ci saranno anche i ballottaggi alle amministrative, e l’invito all'astensione “potrebbe trasformarsi in un boomerang, anche in città dove la destra dovrebbe mobilitarsi per vincere, penso ad esempio a Taranto”. Anche per Nicola Fratoianni “hanno paura del voto dei cittadini e siccome non hanno argomenti si inventano, con vari toni di creatività, un invito all'astensione”.
Il segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza Riccardo Magi insiste: “Quella di Meloni è un'affermazione furba e anche un po' falsa, perché ha voluto lasciare intendere che si possa partecipare al voto senza esprimerlo, ma in realtà non è possibile partecipare al voto senza ritirare neanche una delle schede dei cinque referendum: equivale in tutto e per tutto a starsene a casa. Mi hanno preso in giro perché ho fatto il fantasma del referendum alla Camera: Meloni sarà il fantasma che si aggira per i seggi elettorali", conclude Magi.
Per il deputato del M5S Agostino Santillo “siamo davanti a un momento di inaudito svilimento delle nostre istituzioni. La premier, insieme al presidente del Senato La Russa e ai vertici del governo, ha invitato gli italiani a disertare le urne e intende trasformare un momento solenne di esercizio democratico in una pantomima. Preferisce soffocare il dibattito democratico manipolando la consultazione attraverso il boicottaggio: un insulto alla Costituzione e ai valori fondanti della nostra Repubblica, nata proprio da un referendum”.
La Repubblica